giovedì 26 febbraio 2015

soffrire: una sfida contro sè stessi

Tutto è questione di prospettiva. Ogni problema, ogni paesaggio, ogni idea cambiano radicalmente a seconda della prospettiva da cui li si osserva. È così che ci troviamo, ogni giorno, dinanzi a persone ferme nelle proprie convinzioni sbagliate o vicini ad individui sofferenti ed incapaci di andare avanti per problematiche che, magari, nemmeno comprendiamo del tutto.
Spostata la prospettiva riusciamo ad inquadrare meglio i problemi e ad essere più sensibili verso gli altri. Così, lo stesso problema che ci attanagliava come una morsa mortale d'improvviso ci pare lontano, forse persino superabile. Accettando questo concetto diviene semplice comprendere che la sofferenza è anch'essa una scelta derivante dall'idea che abbiamo della sofferenza stessa.
Possibile che l'uomo, dunque, scelga o persino necessiti di soffrire?
Secondo molti popoli e culture la sofferenza è intesa come percorso necessario all'espiazione, come una forma di purificazione necessaria all'essere umano per divenire maturo o saggio e persino, in casi più "estremi" come un dono, dato che mette l'essere umano nella condizione di vincere una sfida, innalzandosi dalla sua posizione terrena a qualcosa di più "etereo".
Mi vengono in mente, così, tantissimi autori, filosofi, inventori, scienziati, pittori, cantanti ed artisti di ogni calibro, famosi per il loro soffrire tramutato brillantemente in arte.
Vitaliano Brancati (sceneggiatore e scrittore italiano) sostenne questa tesi quando scrisse: "ci sono sofferenze che scavano nella persona come i buchi di un flauto, e la voce dello spirito ne esce melodiosa".
Possibile che la differenza stia solo nella scelta del singolo dinanzi alla sfida?
Voglio pensare di si. "Soffrire", infatti, significa letteralmente "portare su di sé", "sopportare". Nel momento in cui qualcosa ci opprime, dunque, sta a noi decidere cosa farne di noi stessi, se trasformarci in qualcosa in grado di sopportare il peso in questione, adattandoci al cambiamento come ogni organismo vivente in natura, o sopperire, schiacciati, sotto di esso.
Gli alchimisti attribuivano questo fenomeno al simbolo della fenice, in grado di risorgere dalle proprie ceneri, come una creatura nuova, fiera, immortale e persino più forte della precedente, ma sono innumerevoli le culture che hanno un simbolo associabile a questo fenomeno.
Bisogna ricordare, quindi, che incanalando le nostre energie, per quanto negative, esplorando il mare delle nostre sofferenze, analizzando noi stessi da una prospettiva diversa possiamo divenire non solo padroni, più consapevoli, di noi stessi, ma trasformare qualcosa di negativo in un'esperienza piacevole e persino in qualcosa di utile o meraviglioso per il mondo intero. La materia grezza, dunque, può divenire, se da voi plasmata a dovere, oro per l'intera umanità. Tutto sta nella scelta che farete per voi stessi (e per tutti noi).
Voglio chiudere con una citazione, a me molto cara, tratta dall'ultimo libro di Harry Potter:
"Ma finalmente capiva quello che Silente aveva cercato di dirgli. Era, si disse, la differenza tra l'essere trascinato nell'arena ad affrontare una battaglia mortale e lo scendere nell'arena a testa alta. Forse qualcuno avrebbe detto che non era una gran scelta, ma Silente sapeva -e lo so anch'io -penso Harry con uno slancio di feroce orgoglio- e lo sapevano anche i miei genitori- che c'era tutta la differenza del mondo".

mercoledì 25 febbraio 2015

Umani: troppi o troppo stupidi?

Dagli inizi del 2014 si leggono notizie in merito al sovraffollamento del pianeta, ad opera umana, con conseguente scarsità delle risorse essenziali. I capi di governo europei si sono detti così preoccupati in merito da aver creato un fondo ed un gruppo di ricerca destinati a scoprire alternative alle attuali fonti di approvvigionamento comuni. In pratica i politici europei stanno spendendo milioni di euro nel tentativo di sviluppare una nuova dieta, bilanciata, per il nostro futuro... Pagando scienziati affinché si destreggino tra muffe, alghe e insetti al fine di renderli appedibili anche per noi consumatori occidentali. Immaginate la domenica del futuro, quando saremo tutti riuniti a tavola -con l'acquolina alla bocca- pronti a gustare un delizioso cosciotto di cavalletta! :D Si ride per non piangere, ovviamente, dato che questa idea, pur parvendo assurda, è stata appoggiata da diversi paesi europei. L'unica ragione per cui non stiamo già sgranocchiando cavallette e "bacarozzi" è da ricercare in una, ormai ecchia, norma europea che bolla come "non cibi" gli insetti di qualsiasi categoria.
Non pensiate però di essere in salvo dato che i politici europei sono già a lavoro in cerca di una soluzione al problema.
Entro il 2050 avremo problemi di risorse, su questo sono d'accordo tutti gli esperti del pianeta, ed una alimentazione "carnivora" molto presto non sarà più sostenibile, va bene... Ma stabilire che questa vada sostituita con una alimentazione a base di insetti, dandoci così tutti all'entomofagia, è una affermazione stupida come poche.
Siamo italiani. Abbiamo inventato, da parte dei greci, la dieta più bilanciata della storia. Diffondiamo ed adoperiamo quella.
La dieta mediterranea è ricchissima di nutrienti ed è ben strutturata. È praticamente una dieta vegetariana, quindi sostenibile per il pianeta. Perché, dunque, dovrei compensare una possibile carenza proteica mangiando insetti e farine di insetto invece di mangiare legumi e frutta secca tipici della nostra tradizione?
Le proteine, come sarebbe bene sapere -specie se si è a capo di una nazione-, sono contenute in tutti i legumi ed in moltissimi altri alimenti di origine vegetale -a partire dal frumento-dunque piuttosto che spendere milioni tentando di rendere commestibili dei poveri insetti e darci al loro allevamento intensivo forse sarebbe bene istruire le persone in merito all'alimentazione umana, partendo proprio da coloro che dovrebbero amministrarci.
Gli insetti sono prolifici, facili da allevare, hanno un rapido sviluppo ed il loro allevamento porterebbe solo al 14/22% delle emissioni di co2 contro l'80% dei macelli, è vero, ma la coltivazione di semi utili quale la soia, già prodotta su vasta scala per nutrire gli animali da macello, lenticchie, fagioli, ceci, semi di canapa, mandorle ecc... Sarebbe molto più sostenibile, oltre che logica e francamente meno disgustosa.
Ad oggi esistono 1900 specie di insetti commestibili (conosciute) che sono fonte d'approvvigionamento per oltre due miliardi di persone, al di fuori dell'Europa, abituate a nutrirsene con gusto, dato che sono parte integrante della tradizione culinaria di diversi popoli. Non voglio ergermi ad arbitro su nessuna cultura o popolo (giustamente), ma trovo assurda, quasi offensiva, l'idea di istituire una task force europea al fine di distruggere la nostra tradizione culinaria millenaria -già bilanciata e addirittura famosa per i suoi effetti benefici- e sostituirla con una molto meno salutare di derivazione estera.
Lasciamo dunque gli insetti a chi adora mangiarli e affrontiamo di petto ogni sostenitore del "novel food".
Al diavolo la task force -voluta da coloro che vogliono dare solo l'apparenza di miglioramento- pagata milioni di euro con i nostri soldi...
In tempi di crisi come questi, con una catastrofe planetaria alle porte, questi illuminati pensano di spendere milioni nella creazione di un gruppo di "Avengers della cotoletta di lombrico" solo per poter dire d'aver fatto qualosa in merito al problema piuttosto che adottare la soluzione più semplice e risolverlo.
Concludendo credo sia giusto ritenere che l'unica cosa realmente non più sostenibile sia l'idiozia umana -con tutto ciò che ne consegue-. Gli umani, dunque, non sono troppi, ma troppo stupidi

giovedì 23 gennaio 2014

Deficienza italiana e menefreghismo estero... un mix ESPLOSIVO! :D

Voglio porre alla vostra attenzione l'ennesimo episodio che smaschera inequivocabilmente la deficienza tipica del nostro popolo. Deficienza intesa come "mancanza", ovviamente, e non come insulto generico ed inutile volto verso la nostra gente.
La notizia di cui vado a parlarvi è quella dello smaltimento delle armi Siriane e del loro stanziamento a Gioia Tauro nella lunghissima attesa di poter essere finalmente trasbordate sulla "Cape Ray", nave americana di costruzione Giapponese vecchia 40 anni e priva di doppio scafo a tutela d'eventuali incidenti. Passando sotto silenzio e senza destare la minima attenzione, insomma, il cargo danese -altamente tossico- rimarrà nel porto di Gioia Tauro per ben 20 giorni prima che la "Cape Ray" possa arrivare e procedere con il trasbordo delle armi da smantellare, in soli due giorni.
Per trasbordare una tale quantità di materiali tossici, parliamo di centinaia di tonnellate, in sicurezza solitamente occorrerebbe più di un anno, tuttavia in questo caso sono stati stimati soli due giorni di tempo per eseguire tutta la procedura. Possibile che nessuno pensi alla sicurezza dei cittadini? Dopotutto parliamo di armi chimiche... un disastro va evitato a tutti i costi, anche perché tra tutti porti italiani è stato scelto proprio quello che in zona non ha un ospedale attrezzato. In caso di disastro, dunque, non sarebbe nemmeno possibile arginare i danni. E' assurdo! Qui stiamo giocando alla roulette russa con la vita delle persone, prima o poi qualcuno si farà saltare il cervello... Anche perché tra il menefreghismo esterofilo e l'approssimativismo tipici del nostro popolo e l'incompetenza tipicamente americani una tragedia è quasi inevitabile!

martedì 14 gennaio 2014

Vedo zanzare, zanzare ovunque...

E' sera e finalmente, dopo una lunga giornata, mi distendo sul mio letto soffice ed accogliente. Mi metto comoda ed inizio a guardare uno dei miei telefilm preferiti in lingua madre. Il relax è totale, il calduccio del mio letto ristoratore.
Sono completamente assorbita dal telefilm quando, improvvisamente, un'ombra desta la mia attenzione. Accade tutto in un attimo. Mi guardo in torno con fare sospetto, inutilmente schiva, quando una zanzara particolarmente audace prova a volarmi su per il naso... 
Siamo ormai a Gennaio, eppure mi succede ogni sera!
Ormai è diventata un'ossessione. Vedo zanzare ovunque. Le vedo perché ci sono, non sto impazzendo, nonostante possa aver perso qualche punto al mio preziosissimo QI a causa delle "sberle" che finisco col darmi nel tentativo di spedirne qualcuna all'altro mondo.  

E' già metà Gennaio, dicevo, ma si sentono ancora volare durante la notte con il loro fastidiosissimo ronzio insolente. 
Cosa fare? Succede solo dalle mie parti?
Queste disgraziate sembrano non morire mai... Disgraziate poi, qua i disgraziati siamo noi che dobbiamo averci a che fare. -_-'''
Dopo la zanzara "nostrana" e la zanzara tigre, che per la nostra gioia punge anche di giorno, vedi che doveva nascere pure la zanzara "Highlander", quella immortale, che più immortale non si può?!
Ho parlato con chi di dovere e pare che, forse, verrà operata una disinfestazione a livello comunale. :D Mi sembra evidente che le cose siano fin troppo bene amministrate in questa zona, dunque. (La disinfestazione per le zanzare naturalmente va fatta a Gennaio dopotutto!).

Mah, meglio che non dica altro... Viviamo alle pendici di un supervulcano, siamo praticamente seduti su una grossissima bomba ad orologeria e questi politicanti non sanno proteggerci nemmeno dalle zanzare. Chi sa come se la caverebbero con un piano d'evacuazione da operare su vasta scala. Qualche preoccupazione inizio ad avvertirla forse, ma temo sia più prudente metterla a tacere. 

Buona lotta alle zanzare gente, che la disinfestazione sia con voi.

Sarea.

lunedì 25 luglio 2011

Lettera aperta ai napoletani


  • Salve, volevo porre alla vostra attenzione una nuova iniziativa volta alla rinascita culturale ed economica della nostra amata Partenope. Il progetto si pone come innovativo e ambizioso, ma realizzabile. Si prevede che col tempo questo acquisisca anche valore ecologico, stabilendo dei criteri per le aziende coinvolte, e di supporto onlus. Credo sia nell'interesse di tutti dare almeno un'occhiata, dato che lo scopo dello stesso è quello di riabilitare il buon nome dei napoletani e di diffondere la loro reale storia. Altro punto d'interesse per noi cittadini, sta nel fatto che i commercianti e gli artigiani onesti, classe debole ed abbandonata a sé stessa dallo stato da troppo tempo, saranno aiutati con svariati servizi e finanziamenti a tutela del loro lavoro, così prezioso alla nostra città (economicamente quanto culturalmente). Essi saranno infatti inseriti in una apposita banca dati e vetrina d'eccellenza, tutelati da contratti, agevolati nelle interazioni e identificati da un marchio d'eccellenza.
    Riprendiamoci ciò che ci appartiene per diritto di nascita... allego il link della piattaforma online per chiunque volesse aderire, partecipare, fornire suggerimenti o semplicemente dare un'occhiata all'iniziativa. Risponderò personalmente a chiunque volesse scriverci o avesse domande in merito. Confido che i napoletani riusciranno, armati del loro storico orgoglio, a far risplendere la loro città uniti. Nella speranza di non aver arrecato disturbo alcuno, approfitto della seguente per augurare a tutti una piacevole e tranquilla giornata.

    Federica Iengo, Direttrice redazionale della piattaforma.

    Allego i link della piattaforma e della pagina su facebook:


domenica 1 maggio 2011

Napoli, se questo è un sindaco

Una fortuna economica con origini misteriose. Una sfilza di fallimenti alle spalle. Una finanziaria in cui compare un fiduciario della 'ndrangheta. Eppure Giovanni Lettieri, candidato del centrodestra, ha sponsor eccellenti nel Pdl. Perché?


Gianni LettieriGianni Lettieri
Nel 2006 il senatore Emiddio Novi, napoletano e berlusconiano della prima ora, non poteva certo immaginare che cinque anni più tardi Gianni Lettieri sarebbe diventato il candidato sindaco del Pdl. Così in commissione Antimafia non cercava giri di parole. "Ebbene", chiedeva Novi, "mi aspetto che qui ci si spieghi chi è questo Lettieri. Come mai da modesto imprenditore che alloggiava in un modesto appartamento di 120 metri quadri a Salita Arenella numero 9, in pochissimi anni si trasforma in un imprenditore di questo livello... Chi stava dietro questo signor Lettieri? Quali erano i rapporti di questo signore con la politica? Qual era il sistema di potere?".

Nessuno ha mai risposto alle sue domande. Al tempo Giovanni detto Gianni era presidente dell'Unione industriale di Napoli. Ma nemmeno ora che è in corsa - da favorito - per il governo della terza città d'Italia di lui si sa molto. Il suo passato, le sue amicizie e le origini della sua fortuna sono ancora misteriose. Si sa che ha sposato Maria Toscano e che ha tre figli (i familiari sono spesso coinvolti nelle sue attività imprenditoriali), che da un pezzo ha lasciato l'Arenella per l'elegante via Petrarca, che ama fare jogging e leggere Ken Follett. Ma in pochi sanno chi sono i veri sponsor della sua discesa in campo, e pochissimi conoscono la sua vera storia imprenditoriale. Nessuno, di sicuro, sa che dentro la sua finanziaria Meridie, quotata in Borsa, compare un fiduciario della 'ndrangheta.

Ma andiamo con ordine. E partiamo dal 1956. Gianni Lettieri nasce dietro la Ferrovia, in una zona popolare chiamata Ponte di Casanova. La famiglia è di umili origini. Gianni si rivela presto un ragazzo scaltro e sveglio, e decide di diplomarsi come geometra. Ci riesce nel 1974, in soli tre anni, frequentando un istituto tecnico. L'anno successivo si iscrive a Economia ma dopo un po' lascia gli studi. Forse lavorava troppo: nel 1975 diventa infatti direttore commerciale di un'azienda di La Spezia specializzata in abbigliamento militare. Il tessile diventa il suo ramo d'azione, e il suo curriculum racconta che fu lui ad aprire, in provincia di Avellino, il primo stabilimento di tessuto "Denim Ring".

Fare jeans gli piace, ma il sogno di farsi chiamare dottore, però, resta un'ossessione. Riuscirà a coronarlo solo nel gennaio 2011, grazie a una laurea honoris causa conferita dall'università privata Parthenope. Il preside di facoltà che propone l'onorificenza per pura coincidenza nominato qualche tempo prima da Lettieri membro del collegio sindacale di una sua società, la Mcm Holding. Le voci dei maligni a Gianni gli fanno un baffo. Anche perché in prima fila quel giorno, ad ascoltare la sua lectio magistralis, c'è nientemeno che Gianni Letta, suo grande amico e patrono. Non è una sorpresa: è da tempo che il sottosegretario e il suo sodale Luigi Bisignani hanno puntato su di lui. Forse abbagliati dai miracolosi successi industriali. Ma sarà tutto oro quel che luccica?

A contestare i suoi meriti professionali ci sono alcuni suoi colleghi di fama, dal suo predecessore Antonio D'Amato all'armatore Manuel Grimaldi, tanto che pochi giorni fa Lettieri ha dovuto spedire ai giornali una lettera in puro stile berlusconiano dove spiccano i 200 milioni di salari distribuiti in 18 anni a 600 dipendenti e il richiamo all'ottimismo. Una virtù indispensabile, perché Lettieri è l'equivalente imprenditoriale di Giobbe. Capitano tutte a lui. Sulle banche dati il suo nome è collegato a una sfilza di imprese liquidate oppure fallite. Oggi il suo salotto buono è la Meridie, quotata a Piazza Affari, finanziaria d'investimenti attiva soprattutto nel Mezzogiorno. Di Meridie Lettieri è presidente e amministratore delegato, anche se le azioni (14 per cento) sono in mano alla figlia più grande, Annalaura.

Per rimanere alle disgrazie recenti, Meridie ha investito 2,8 milioni in Banca Mb: soldi bloccati dopo che l'istituto è stato messo in amministrazione straordinaria da Bankitalia. Ha dato 2,5 milioni al produttore Massimo "Viperetta" Ferrero per acquistare il 25 per cento di una compagnia aerea di charter (la Livingston) che, a novembre, è finita in insolvenza. Ferrero, che il 20 gennaio avrebbe dovuto ricomprarsi la quota, non si è presentato dal notaio. Non è tutto. Una controllata, la Medsolar attiva nel campo dei pannelli fotovoltaici, ha subito una perdita di 2 milioni per la consegna in ritardo dei macchinari.
di Emiliano Fittipaldi e Gianfrancesco Turano

giovedì 28 aprile 2011

Tra disastri nucleari e guerre

tra morti ammazzati e morti di fame. In un luogo che non offre speranza e aiuto nemmeno ai più deboli e ai più puri, cerco ancora un luogo che possa chiamare casa.
Forse è pura utopia, forse il mio è mero egoismo, tanto consono all'ambiente che mi circonda.. il mondo.
Avevo fatto una pausa dalla battaglia che si combatte probabilmente solo nella mia mente, e in quella di altri poveri emarginati della società in cui viviamo, ma non mi sono mai arresa. La lotta continua. Così, dopo una breve pausa, ritorno a scrivere, non più per passione, né per sfogo e nemmeno per lavoro. Torno a scrivere per dovere. In quanto oggi, più che mai, la gente ha bisogno di persone sincere e convinte delle proprie opinioni e non di qualcuno pagato per parlare in un certo modo di certe tematiche.

Ho appena portato avanti l'ennesimo trasloco, adesso posso dirmi disancorata anche dalla mia terra, ma so d'essere parte di "un qualcosa" più grande di una città o di una regione e quindi non me ne dispiaccio né rimpiango d'essere partita. Posso anzi, finalmente, vedere Partenope (mia terra natia) da un'altra prospettiva e giudicarla di conseguenza. Cercando, come sempre dal mio piccolo, di cambiare le cose.
Posso cominciare col dirvi perché sono partita, lasciandomi tutto alle spalle (amici, genitori, certezze..) decisa a non guardarmi indietro.
La versione ufficiale è che non sopportavo più il caos, il rumore delle auto, le costanti voci dei vicini e quant'altro, ma la verità è un'altra. Si, il caos cittadino avrà certamente influenzato la mia scelta, ma è solo la punta dell'iceberg. In realtà sono andata via perché ho avuto paura, paura per me e per i miei cari. Per anni ho cercato di informare i miei concittadini riguardo alcune "coincidenze inquietanti"che avevo notato, ma non hanno mai voluto ascoltare. Così ho deciso, come si suol dire, di salvare il salvabile prendendo i miei cari e andando via.
La città di cui sto parlando è Portici, una bellissima cittadina di solo 3km quadrati posta ai piedi del Vesuvio. Si affaccia da una parte sul vulcano e dall'altra sul golfo di Napoli. Nelle belle giornate si possono vedere perfettamente Capri, Ischia e Procida. E' un posto "benedetto dalla natura", non gli mancava nulla... in origine.
Ai giorni nostri, purtroppo, ci vivono più di 56.000 abitanti, tutti muniti di autovetture. L'aria è irrespirabile, il vociare è un costante ronzio fastidioso. Che i porticesi e più in generale i napoletani amino Portici è cosa risaputa, un tempo -ma anche oggi- viverci era un sogno di molti.
Ciò che molti non sanno è che a Portici "si muore troppo giovani". Sono anni che camminando per le strade della mia città leggo manifesti di poverini morti a soli 50- 55 anni di tumore. Alcuni erano genitori dei miei amici, altri solo conoscenti... Ma la sostanza non cambia. La gente, conosciuta o meno, muore lo stesso nella propria ignoranza. Anni fa venni a sapere da una mia insegnate che l'acqua della mia zona, un tempo una delle più buone di Italia, era sotto esame (se non erro c'era di mezzo anche un ospedale) a causa dell'alta incidenza di tumori nella mia città.
Un annetto dopo venni a sapere che vi era dell'amianto "abusivo" scaricato al Granatello, porto borbonico e attrazione della città. Lì ogni giorno barche ricolme di pesce vengono svuotate dei pescatori. Quello stesso pesce finirà sulle nostre tavole... e non sappiamo NIENTE di lui.
Alcuni mesi dopo, dopo la morte di altri genitori, fratelli o parenti di amici, vengo a sapere che, sulla spiaggia in costruzione (che doveva essere pronta nel 2006) sono stati scaricati dei metalli pesanti (che dovevano essere ricoperti da colate di cemento, senza che nessuno se ne sarebbe mai accorto...). Andavo lì quasi tutti i giorni a portare il mio cane a correre, ma da quel momento, ovviamente, non ci sono più stata.
Tutte queste informazioni -non sono neanche tutte- col tempo hanno iniziato a fermentare e a premere nella mia mente... mi sentivo esplodere. Ero già stata privata del mio futuro, e di alcuni dei miei sogni (ai quali non rinuncio), come tutti i giovani d'Italia, ma non mi sarei fatta privare anche della salute. Così feci la scelta di partire e i portare con me la mia famiglia. Col senno di poi sono certa d'aver fatto la scelta giusta, ma di certo non volterò le spalle ai fatti, né alla mia città. Continuerò a cercare informazioni e a cercare di informare i cittadini, come sempre. Come se fossi ancora lì con loro a rischiare la pelle. Cosa che facciamo tutti in ogni luogo del mondo purtroppo, in quanto non esistono più luoghi sicuri e puliti dove stare...

Adesso chiudo, ma tornerò presto.

Saluti.

Karen.